venerdì 30 ottobre 2020

Parlando di Luciano

Parlando di Luciano

Intervista a Roberto e Riccardo Marabese

I

In questo mese di ottobre è ricorso il quarto anniversario della scomparsa di Luciano Marabese, un ingegnere, un designer, ma soprattutto un grande visionario del mondo delle moto, ma anche di altri settori del design.

La mente e le matite di Luciano Marabese hanno dato vita ad una lunga scia di mezzi su due e più ruote destinati a diventare pietre miliari del mondo del motociclismo.

Abbiamo incontrato Roberto e Riccardo Marabese in occasione del Primo Raduno di Quadro Club Italia, che si è svolto a Carrara (MS), in alta Toscana e nel Levante Ligure a fine settembre 2020.

I fratelli Marabese si sono presentati ognuno a bordo di un Quadro a 4 Ruote, hanno pranzato e cenato con i partecipanti al raduno, rispondendo alle numerose domande, tecniche e no, di tutti gli amici presenti.
Ci hanno anche concesso un'intervista che ha consentito di parlare del loro padre Luciano, sia dal punto di vista professionale, sia nel privato familiare.

Nella foto Roberto, al centro Luigi "Lupo" che mostra orgoglioso il suo tatuaggio con il logo di Quadro e a destra Riccardo.

Oltre all’eredità che ha lasciato a tutti gli appassionati del settore, Luciano Marabese ha lasciato un’altra importante eredità: ha tramandato la sua passione, il suo carattere e la sua creatività a Roberto e Riccardo, i suoi due figli che continuano l’opera del padre.

QCI: Quale delle doti caratteriali e creative di vostro padre ritenete di aver ereditato maggiormente? 

Roberto: Sicuramente la curiosità di esplorare quello “che non c’è”. Conoscere sì gli altri designer e i loro lavori, ma solo per perseguire una via diversa. Avere una visione a 360° e riuscire a miscelare caratteristiche di diversi mondi del design (voi non sapete quanto sono simili un ferro da stiro e una barca!)

Riccardo: In termini caratteriali la determinazione, ed a livello creativo penso di aver ereditato maggiormente quello imprenditoriale; mio fratello Roberto è certamente più simile a lui per l’aspetto creativo a 360 gradi.

Questa foto  ritrae Luciano Marabese in  sella alla moto che ha sempre amato, la moto Guzzi, assieme a voi due; Roberto, già capellone (come adesso) ma più intento ad osservare la moto di papà, e Riccardo con uno sguardo serio, ma non troppo. 

QCI: Anche voi, come papà Luciano, avete cominciato presto a “sporcarvi le mani”. Qual è la cosa o l’episodio che ritenete ha dato origine alla vostra iniziazione al mondo motoristico?

Roberto: ho iniziato a guidare una moto all’età di 4 anni; da allora non son più sceso. Se parliamo della passione per questo lavoro ci possiamo spostare di una decina di anni. Dal primo anno di liceo, appena iniziavano le vacanze estive, cominciavamo a lavorare in laboratorio da nostro padre 8 ore al giorno (spazzare pavimenti, lisciare i prototipi, stuccare e tutte quelle piccole cose che devi fare per iniziare dal basso. Anche durante l’anno scolastico ogni momento libero (e non) correvo in studio per respirare quell’incredibile aria creativa mischiata alla puzza di stucco metallico e poliuretano

Riccardo: Non ci è stata mai una vera iniziazione, tutto è sempre stato naturale e graduale, Abbiamo sempre vissuto in questo mondo, lui non ha mai ritenuto di dividere aspetti professionali con quelli familiari e per questo è stato tutto “normale”.

Iniziamo a percorrere la storia di vostro padre Luciano, iniziando da quella che è stata ritenuta la sua prima opera: una moto da speedway destinata ai bambini, che viene presentata al salone del “Ciclo e Motociclo” a Milano nel 1976. In questa foto vediamo la versione della moto del 1980,  marchiata HRD insieme ad altri due modelli di piccola cilindrata, di cui parleremo in seguito. Riccardo era appena nato e Roberto ha 3 anni.

QCI: Ritenete che quel progetto fosse proprio dedicato a voi?

Roberto: Ne sono sicuro, perché la prima moto fu fatta per essere regalata a noi a Natale. Visto il risultato diventò il prototipo per una futura serie di moto da bambini. Qui iniziò l’avventura di nostro padre come produttore. Devo dire,però, che la moto non tornò mai indietro perciò mi manca un regalo di Natale.

Riccardo: Luciano è sempre rimasto bambino, era l’essenza della sua creatività e dei suoi sogni. Solo così poteva ideare progetti differenti. Noi abbiamo beneficiato della sua anima giovane e spensierata, ma prima di tutto lui faceva cose che soddisfacessero il suo istinto.

 Gli anni 80 vedono la nascita della HRD “Happy Red Devils” con le 125 cc Red Horse, Silver Horse, White Horse, ma soprattutto la Formula: un ottavo di litro da 190 Km/h.


In seguito la creatività di Luciano fa nascere due moto a marchio Gilera, la KZ e la KK, che rilanceranno il marchio e una nuova moda nei giovani motociclisti italiani. Mini bolidi che superavano i 150 km/h, con uno stile moderno e linee originali.

QCI: Eravate piccoli, ma che ricordo avete di quella iniziativa e di quelle 125 corsaiole che facevano impazzire i quindicenni italiani?

Roberto: erano il frutto della passione, quella che a nostro padre non è mai mancata. Lo era in tutto, nella vita come nel lavoro (soprattutto nel lavoro) e il risultato lo si nota nella sua produzione. Le Hrd erano moto quasi artigianali, avanti anni luce alle concorrenti dell’epoca. Nostro padre mise corpo, anima, soldi e un po' di salute in quell’azienda. Lavorava giorno e notte, fregandosene di sonno e soldi.

Riccardo: Penso di aver vissuto due adolescenze. Nella prima ero troppo giovane per poter godere di quelle moto, ma ho potuto viverla guardando quello che succedeva e non è stato male. Nella seconda son partito con una marcia in più!

Fu intorno alla metà degli anni 80 che l’Ingegner Luciano Marabese fonda lo “Studio Marabese” e inizia a collaborare con il gruppo Piaggio, diventando il responsabile del marchio Gilera.

QCI: Siete mai saliti sui modelli sopra menzionati, e se sì a quale età?

Roberto: Durante la realizzazione di questi modelli eravamo già tra i piedi di nostro padre in studio, perciò me li ricordo benissimo. La prima versione del KK fu realizzata in alluminio. Anche il progetto del primo telaio era uno scatolato in alluminio (fu ritenuto troppo avanti e costoso per l’epoca, perciò si ripiego per qualcosa di più tradizionale)

Curiosità, se l’avventura HRD non si fosse conclusa prematuramente, credo che questi due modelli avrebbero avuto un altro marchio sulla carenatura.

E poi, già a 13 anni guidavo un 250cc, il furgone e la macchina di mio papà. Questi erano 125, vuoi che non ci sia salito?!

Riccardo: Troppo presto per poterlo dichiarare qui. Poi se lo sa mia madre..


Sempre in Gilera, Luciano inizia a disegnare altre moto che avranno grande successo come le corsaiole degli anni precedenti. Si tratta delle RC e RRT, XR1 e Dakota (che vediamo nella foto) tutte da enduro.

Iniziano a vedersi modelli con cilindrata oltre al 125 cc, che in alcuni modelli presentano una cubatura di 350, 500 e 600 cc.

Lo stile si riconosce dalle linee originali e curate oltre alla ciclistica ben bilanciata.


Successivamente escono anche due bellissime stradali: la CX e la SP01; la CX, che vediamo in questa scheda è qualcosa di innovativo per quei tempi e presenta uno stile personalissimo, filante, con un profilo unico, ancora oggi attuale, e con l’innovativo monobraccio anteriore, ideato da Luciano Marabese.

Negli anni successivi Luciano disegna e realizza una motard da 600 cc.: la Northwest, che vediamo ritratta.

Siamo agli inizi degli anni 90 del secolo scorso, e gli scooter di piccola cilindrata invadono il mercato motociclistico.

L’ingegner Marabese crea degli scooter che diventeranno leader delle vendite per il gruppo Piaggio. Chi non ricorda di casa Gilera il Runner, il Nexus, o il DNA. Per non parlare di uno scooter decisamente innovativo: l’ICE.





Per Piaggio lo Studio Marabese sforna scooter bestsellers quali l’NRG, il Typhoon, ZIP, Skipper, Quarz, Sfera e l’Hexagon.

Fu un periodo di grande espansione dei nuovi modelli di scooter e Piaggio con Gilera, erano incontrastati leader del mercato di quel settore.

Sempre in quel periodo Piaggio fa debuttare la Vespa Gran Turismo, anch’essa uscita dallo Studio Marabese modernizzando le forme e lo stile dello storico scooter di Pontedera, allineandoli alle linee del momento.

Sempre in quel periodo, Luciano Marabese firma per Aprilia due modelli che rimarranno pietre miliari della casa: il Pegaso 650 e l’Atlantic.



Nel 1997 nasce la “Marabese Design”, e oltre a Luciano e i suoi figli Roberto e Riccardo, collabora al design delle moto e degli scooter, Rodolfo Frascoli.

Marabese Design, inizia a realizzare progetti riguardanti motoveicoli, ed in seguito anche progetti di alcune imbarcazioni. Inizia anche la realizzazione di prototipi di moto con soluzioni completamente nuove. In quel periodo vedono la luce alcuni modelli per Moto Guzzi con V10 Centauro (nella foto), V11 Breva 750 e Breva V1100, Griso (nella foto), Norge e Calfornia. Fu un periodo molto prolifico della di Luciano, per un marchio a lui molto caro.
Da non dimenticare anche i più recenti modelli Moto Morini come Corsaro 1200, 9 1/2, Granpasso e Scrambler.

QCI: Vostro padre ha disegnato moto praticamente per quasi tutte le marche italiane e alcune straniere; ma ci risulta che nel cuore avesse solo una marca: Guzzi. Da cosa nasce questo amore per una marca che ha fatto la storia della moto, specialmente in Italia?

Roberto: Appassionato di tutto quello che faceva “brummm brummm” (moto, auto, aerei, barche…) ma con un angolino del cuore riservato solo al marchio di Mandello. 
Fin da piccoli continuavamo a sentire epiche avventure in sella al suo mitico Le Mans 850 (partenza a mezzanotte per un caffè a Genova e ritorno), quando gli chiesero di disegnare le nuove Guzzi penso si sia sentito come un bambino di sei anni davanti all’albero la mattina di Natale.

Riccardo: si, Guzzi era nel suo cuore da sempre, lui era un guzzista e negli anni 70 possedeva una 850 Le Mans che ancora oggi possediamo.
Ricordo che quando gli proposero di disegnare le nuove Moto Guzzi ci accorgemmo che dall’eccitazione non prese in considerazione di essere pagato.
Partì con la progettazione dalla sera alla mattina, poi quando lo chiamò la banca se ne accorse.

Nel 1999 inizia la progettazione di uno scooter che prevede due ruote anteriori (lo vediamo nella foto) che diventerà, nel 2001, un prototipo di Italjet: lo scooop, dove le tre “o” stavano ad indicare le tre ruote del nuovo veicolo.

In quegli anni, Luciano continua a sviluppare idee e prototipi con due ruote anteriori basculanti. Alcuni dei quali non raggiunsero mai la catena di montaggio, come l'Aprilia Los Angeles  del 2001 che prevedeva un motore da 500 cc (lo vediamo nelle foto sotto.

QCI: E’ qui che nasce l’idea di quello che verrà realizzato su basi industriali solo nel 2006 da Piaggio: l’MP3. Una rivoluzione nel campo motociclistico che sicuramente fece discutere. Cosa ricordate di quel periodo e dell’uscita di MP3?

Roberto: erano anni che nostro padre pensava ad un veicolo del genere. Piaggio non “ci sentiva”.
Allora ( come suo solito) si mise a realizzare, di proprio iniziativa e investimento, il primo prototipo funzionante, andò in Piaggio e disse: ”Eccolo, adesso provatelo e mi dite”. A quel punto cambiarono un po' le idee e Piaggio iniziò a produrre l'MP3



Riccardo: Come prima cosa ricordo una gran botta che presi con il primo prototipo si ruppe un braccetto di sterzo.
In realtà partimmo a progettare questo tipo di veicoli diversi anni prima, intorno al 1995, poi decidemmo di concentrarci maggiormente fino a quando Piaggio ci diede ascolto. Tutti questi progetti erano indipendenti e quindi sviluppati internamente senza avere input o commesse da aziende esterne, questo ci permetteva di avere la mente libera.

Nel 2010 prende vita Quadro Vehicles S.A. con sede in Svizzera, a Vacallo. All’inizio Quadro si occupa dello sviluppo dello scooter a tre ruote denominato “Quadro 3”; ha un sistema di dondolamento basculante diverso da MP3, e adotta un congegno idraulico per governare l’avantreno.
Da questo ne deriva un guadagno sul peso del mezzo rispetto al tre ruote di casa Piaggio, una guida più fluida e una migliore gestione nelle manovre da fermo.

QCI: In Quadro Vehicles voi eravate al fianco di vostro padre. Potete dirci qualcosa di quella esperienza?

Roberto: La cosa che ricordo con maggior gioia è la continua lite tra me e mio padre per decidere l’estetica del veicolo. Una sana competizione. Di giorno davo un certo orientamento di stile al prototipo, la notte mio padre lo modificava, il mattino seguente ci rimettevo mano io… era stressante ma ci ripenso sempre con il sorriso. 

Riccardo: Di quel periodo ricordo le notti insonni. Si lavorava H24 ma il clima era frizzante come mai prima eravamo passati da progettisti a produttori e il fatto di poter mettere sul mercato i nostri progetti, senza che nessuno potesse dirci nulla, era per noi un motivo di orgoglio.
Ci siamo ammazzati di lavoro, di debiti, ma abbiamo fatto ciò che volevamo e ci siamo riusciti!

Una delle ultime realizzazioni è il Quadro 4, che eredita la parte anteriore dal tre ruote, ma adotta un secondo sistema basculante idraulico anche per il posteriore.

QCI: Quando nasce l’idea di traslare anche sul retrotreno l’HTS del Quadro 3?

Roberto: Nasce prima il Quadro4, ma per ragioni di tempistica, investimenti, eccetera, si decise di partire con il mezzo a tre ruote. Ci furono molti altri prototipi prima di quello attuale, con sistemi di pendolamento differenti. Poi la scelta è ricaduta su quello che ancora equipaggia il mezzo attuale.

Riccardo: In realtà noi partimmo da subito con il progetto 4 ruote da cui prese  il nome anche l’azienda: ”QUADRO”..

Poi, come già detto da Roberto, per ragioni industriali e di mercato decidemmo di partire con il tre ruote.

Il Quadro a 4 ruote è un’altra idea originale, rivoluzionaria, come la maggior parte delle realizzazioni di Luciano Marabese. 

QCI: Abbiamo visto parecchi video dei 3 e 4 ruote Quadro con voi a bordo come collaudatori o semplicemente come attori. Quanto vi siete divertiti a provare quei mezzi che avete inventato, e quali soddisfazioni vi davano?

Roberto: All’inizio ero sempre quello che filmava. Si parla del periodo pioneristico, e sicuramente il più bello dell’avventura Quadro, quando ognuno faceva 1000 cose diverse: progettare e disegnare il veicolo, realizzarlo, collaudarlo, fare fiere, produrre materiale pubblicitario, creare stand e seguire le fiere, e molto altro.

Poi mi “han” concesso di fare qualche filmato "da attore protagonista", però quelli alle 5 del mattino a gennaio a Milano, magari solo con l’abito normale e non con abbigliamento tecnico.

Riccardo: Non si approvava nulla se non veniva passato il test dei Marabese; su quei veicoli ci siamo nati, erano come i nostri figli, ed il divertimento dei test a fine progettazione era uno sfogo necessario, poi qualcuno filmava, ma senza ruoli prestabiliti.

QCI: Ma Luciano Marabese non ha progettato solo moto e scooter, ma si è addentrato anche in altri campi: potreste dirci quali altre cose ha progettato e realizzato vostro padre?

Roberto: Penso tutto! Mettendoci sempre testa e innovazione. Questo è il grande lascito che ci ha lasciato. Anche io spazio in tanti campi del design, ed ogni volta mi appassiono, fosse una moto o un frullatore.

Questo aiuta anche l’innovazione. Tante volte si scopre che tecnologie o linee usate solo in un determinato ambiente possono contaminarne un altro.

Riccardo: Ha progettato di tutto, dalle caldaie ai ferri da stiro, ma la sua passione erano le barche a motore.



QCI: Adesso vogliamo toglierci un dubbio. Si dice che il prototipo della Yamaha Tesseract (quella della foto qui sopra) esca dalla mente di vostro padre. Corrisponde al vero e pensate che potremo vedere su strada un modello industrializzato del prototipo?

Roberto:hai presenta la storia dei figli legittimi e non…eheheheh!

Riccardo: Non possiamo commentare, ma possiamo dire che in ogni veicolo basculante con più di due ruote presente oggi sul mercato c’è il suo zampino.

Come sempre accade, non tutte le idee, che nel caso di Luciano Marabese, ci piace di più chiamarle "visioni", sono poi state industrializzate. L'Ingegner Marabese, come noto e anche come riferito da Roberto e Riccardo, spaziava sui più disparati campi del design.

Visto che il nostro Blog si occupa del settore motociclistico, di seguito abbiamo pensato di inserire in uno slideshow alcuni disegni o prototipi di Luciano e  le foto e i disegni dell'articolo.

Non si tratta di tutta la "produzione" di Luciano, anche perché ci sarebbe da fare un lungometraggio.

Un grande ringraziamento per la cortesia e disponibilità a Roberto e Riccardo Marabese, nella speranza di incontrarli nuovamente al più presto, magari in occasione dei prossimi raduni Quadro Club Italia.