Parlando di Luciano
Intervista a Roberto e Riccardo Marabese
I
In questo mese di ottobre è ricorso il quarto anniversario della scomparsa di Luciano Marabese, un ingegnere, un designer, ma soprattutto un grande visionario del mondo delle moto, ma anche di altri settori del design.La mente e le matite di Luciano Marabese hanno dato vita ad una lunga scia di mezzi su due e più ruote destinati a diventare pietre miliari del mondo del motociclismo.
Abbiamo incontrato Roberto e Riccardo Marabese in occasione del Primo Raduno di Quadro Club Italia, che si è svolto a Carrara (MS), in alta Toscana e nel Levante Ligure a fine settembre 2020.
QCI: Quale delle doti caratteriali e creative di vostro padre ritenete di aver ereditato maggiormente?
Roberto: Sicuramente la curiosità di esplorare quello “che non c’è”. Conoscere sì gli altri designer e i loro lavori, ma solo per perseguire una via diversa. Avere una visione a 360° e riuscire a miscelare caratteristiche di diversi mondi del design (voi non sapete quanto sono simili un ferro da stiro e una barca!)
Riccardo: In termini caratteriali la determinazione, ed a livello creativo penso di aver ereditato maggiormente quello imprenditoriale; mio fratello Roberto è certamente più simile a lui per l’aspetto creativo a 360 gradi.
QCI: Anche voi, come papà Luciano, avete cominciato presto a “sporcarvi le mani”. Qual è la cosa o l’episodio che ritenete ha dato origine alla vostra iniziazione al mondo motoristico?
Roberto: ho iniziato a guidare una moto all’età di 4 anni; da allora non son più sceso. Se parliamo della passione per questo lavoro ci possiamo spostare di una decina di anni. Dal primo anno di liceo, appena iniziavano le vacanze estive, cominciavamo a lavorare in laboratorio da nostro padre 8 ore al giorno (spazzare pavimenti, lisciare i prototipi, stuccare e tutte quelle piccole cose che devi fare per iniziare dal basso. Anche durante l’anno scolastico ogni momento libero (e non) correvo in studio per respirare quell’incredibile aria creativa mischiata alla puzza di stucco metallico e poliuretano
Riccardo: Non ci è stata mai una vera iniziazione, tutto è sempre stato naturale e graduale, Abbiamo sempre vissuto in questo mondo, lui non ha mai ritenuto di dividere aspetti professionali con quelli familiari e per questo è stato tutto “normale”.
Iniziamo a percorrere la storia di vostro padre Luciano, iniziando da quella che è stata ritenuta la sua prima opera: una moto da speedway destinata ai bambini, che viene presentata al salone del “Ciclo e Motociclo” a Milano nel 1976. In questa foto vediamo la versione della moto del 1980, marchiata HRD insieme ad altri due modelli di piccola cilindrata, di cui parleremo in seguito. Riccardo era appena nato e Roberto ha 3 anni.
QCI: Ritenete che quel progetto fosse proprio dedicato a voi?
Roberto: Ne sono sicuro, perché la prima moto fu fatta per essere regalata a noi a Natale. Visto il risultato diventò il prototipo per una futura serie di moto da bambini. Qui iniziò l’avventura di nostro padre come produttore. Devo dire,però, che la moto non tornò mai indietro perciò mi manca un regalo di Natale.
Riccardo: Luciano è sempre rimasto bambino, era l’essenza della sua creatività e dei suoi sogni. Solo così poteva ideare progetti differenti. Noi abbiamo beneficiato della sua anima giovane e spensierata, ma prima di tutto lui faceva cose che soddisfacessero il suo istinto.
In seguito la creatività di Luciano fa nascere due moto a marchio Gilera, la KZ e la KK, che rilanceranno il marchio e una nuova moda nei giovani motociclisti italiani. Mini bolidi che superavano i 150 km/h, con uno stile moderno e linee originali.
QCI: Eravate piccoli, ma che ricordo avete di quella iniziativa e di quelle 125 corsaiole che facevano impazzire i quindicenni italiani?
Roberto: erano il frutto della passione, quella che a nostro padre non è mai mancata. Lo era in tutto, nella vita come nel lavoro (soprattutto nel lavoro) e il risultato lo si nota nella sua produzione. Le Hrd erano moto quasi artigianali, avanti anni luce alle concorrenti dell’epoca. Nostro padre mise corpo, anima, soldi e un po' di salute in quell’azienda. Lavorava giorno e notte, fregandosene di sonno e soldi.
Riccardo: Penso di aver vissuto due adolescenze. Nella prima ero troppo giovane per poter godere di quelle moto, ma ho potuto viverla guardando quello che succedeva e non è stato male. Nella seconda son partito con una marcia in più!
Roberto: Durante la realizzazione di questi modelli eravamo già tra i piedi di nostro padre in studio, perciò me li ricordo benissimo. La prima versione del KK fu realizzata in alluminio. Anche il progetto del primo telaio era uno scatolato in alluminio (fu ritenuto troppo avanti e costoso per l’epoca, perciò si ripiego per qualcosa di più tradizionale)
Curiosità, se l’avventura HRD non si fosse conclusa prematuramente, credo che questi due modelli avrebbero avuto un altro marchio sulla carenatura.
E poi, già a 13 anni guidavo un 250cc, il furgone e la macchina di mio papà. Questi erano 125, vuoi che non ci sia salito?!
Sempre in Gilera, Luciano inizia a disegnare altre moto che avranno grande successo come le corsaiole degli anni precedenti. Si tratta delle RC e RRT, XR1 e Dakota (che vediamo nella foto) tutte da enduro.
Iniziano a vedersi modelli con
cilindrata oltre al 125 cc, che in alcuni modelli presentano una cubatura di 350,
500 e 600 cc.
Lo stile si riconosce dalle linee originali e curate oltre alla ciclistica ben bilanciata.
Negli anni successivi Luciano disegna e realizza una motard da 600 cc.: la Northwest, che vediamo ritratta.
Siamo agli inizi degli anni 90 del secolo scorso, e gli scooter di piccola cilindrata invadono il mercato motociclistico.
L’ingegner Marabese crea degli scooter che diventeranno leader delle vendite per il gruppo Piaggio. Chi non ricorda di casa Gilera il Runner, il Nexus, o il DNA. Per non parlare di uno scooter decisamente innovativo: l’ICE.
Per Piaggio lo Studio Marabese sforna scooter bestsellers quali l’NRG, il Typhoon, ZIP, Skipper, Quarz, Sfera e l’Hexagon.
Riccardo: Come prima cosa ricordo una gran botta che presi con il primo prototipo si ruppe un braccetto di sterzo.
Una delle ultime realizzazioni è il
Quadro 4, che eredita la parte anteriore dal tre ruote, ma adotta un secondo
sistema basculante idraulico anche per il posteriore.
QCI: Quando nasce l’idea di traslare anche sul retrotreno l’HTS del Quadro 3?
Roberto: Nasce prima il Quadro4, ma per ragioni di tempistica, investimenti, eccetera, si decise di partire con il mezzo a tre ruote. Ci furono molti altri prototipi prima di quello attuale, con sistemi di pendolamento differenti. Poi la scelta è ricaduta su quello che ancora equipaggia il mezzo attuale.
Riccardo: In realtà noi partimmo da subito con il progetto 4 ruote da cui prese il nome anche l’azienda: ”QUADRO”..
Poi, come già detto da Roberto, per ragioni industriali e di mercato decidemmo di partire con il tre ruote.
Il Quadro a 4 ruote è un’altra idea originale, rivoluzionaria, come la maggior parte delle realizzazioni di Luciano Marabese.
QCI:
Abbiamo visto parecchi video dei 3 e 4 ruote Quadro con voi a bordo come
collaudatori o semplicemente come attori. Quanto vi siete divertiti a provare
quei mezzi che avete inventato, e quali soddisfazioni vi davano?
Roberto: All’inizio ero sempre quello che filmava. Si parla del periodo pioneristico, e sicuramente il più bello dell’avventura Quadro, quando ognuno faceva 1000 cose diverse: progettare e disegnare il veicolo, realizzarlo, collaudarlo, fare fiere, produrre materiale pubblicitario, creare stand e seguire le fiere, e molto altro.
Poi mi “han” concesso di fare qualche filmato "da attore protagonista", però quelli alle 5 del mattino a gennaio a Milano, magari solo con l’abito normale e non con abbigliamento tecnico.
Riccardo: Non si approvava nulla se non veniva passato il test dei Marabese; su quei veicoli ci siamo nati, erano come i nostri figli, ed il divertimento dei test a fine progettazione era uno sfogo necessario, poi qualcuno filmava, ma senza ruoli prestabiliti.
QCI: Ma Luciano Marabese non ha progettato solo moto e scooter, ma si è addentrato anche in altri campi: potreste dirci quali altre cose ha progettato e realizzato vostro padre?
Roberto: Penso tutto! Mettendoci sempre testa e innovazione. Questo è il grande lascito che ci ha lasciato. Anche io spazio in tanti campi del design, ed ogni volta mi appassiono, fosse una moto o un frullatore.
Questo aiuta anche l’innovazione. Tante volte si scopre che tecnologie o linee usate solo in un determinato ambiente possono contaminarne un altro.
Riccardo: Ha progettato di tutto, dalle caldaie ai ferri da stiro, ma la sua passione erano le barche a motore.
QCI: Adesso vogliamo toglierci un dubbio. Si dice che il prototipo della Yamaha Tesseract (quella della foto qui sopra) esca dalla mente di vostro padre. Corrisponde al vero e pensate che potremo vedere su strada un modello industrializzato del prototipo?Roberto:hai presenta la storia dei figli legittimi e non…eheheheh!
Riccardo: Non possiamo commentare, ma possiamo dire che in ogni veicolo basculante con più di due ruote presente oggi sul mercato c’è il suo zampino.
Come sempre accade, non tutte le idee, che nel caso di Luciano Marabese, ci piace di più chiamarle "visioni", sono poi state industrializzate. L'Ingegner Marabese, come noto e anche come riferito da Roberto e Riccardo, spaziava sui più disparati campi del design.
Visto che il nostro Blog si occupa del settore motociclistico, di seguito abbiamo pensato di inserire in uno slideshow alcuni disegni o prototipi di Luciano e le foto e i disegni dell'articolo.
Non si tratta di tutta la "produzione" di Luciano, anche perché ci sarebbe da fare un lungometraggio.
Un grande ringraziamento per la cortesia e disponibilità a Roberto e Riccardo Marabese, nella speranza di incontrarli nuovamente al più presto, magari in occasione dei prossimi raduni Quadro Club Italia.